IL MURO DELLA STORIA

LE ORIGINI


La ricerca indaga i fattori geografici, storici, politico economici che resero particolare il processo di industrializzazione di Isola del Liri, indirizzando significativamente lo sviluppo verso il settore cartario. Oggi Isola del Liri � un centro industriale della provincia di Frosinone, noto a livello nazionale per i numerosi insediamenti produttivi. Isola del Liri � situata a 220 metri s.l.m., comprende una superficie di 1.598 ettari e conta una popolazione di 13.045 abitanti secondo l'ultima stima effettuata con il censimento del 24 ottobre 1981 . Il suo territorio, il cui perimetro ha una forma pressappoco triangolare, comprende parte della vasta piana che il fiume Liri incontra al suo sbocco dalla Val di Roveto. Tale piana, dalla forma vagamente circolare, si estende su una superficie di circa 1.000 Kmq. e, circondata da rilievi comunica ad est ed a nord tramite stretti passaggi rispettivamente con la Val di Comino e con la Val di Roveto mentre a sud - ovest si apre verso la piana di Castelliri. Quest'ultimo passaggio avviene attraverso piccoli corrugamenti collinari che determinano un salto del Liri e la rapida suddivisione del fiume in due rami che formano una piccola isoletta dalla quale ha preso origine e sviluppo la citt�. Circa 400 ettari del territorio comunale, a nord - ovest, sono situati in zona montuosa e di essi quasi la met� � costituita da boschi. Confinano con il territorio di Isola del Liri: a nord il Comune di Sora, ad est ed a sud il Comune di Arpino, ad ovest il comune di Castelliri, tutti in provincia di Frosinone. Oltre che dal Liri e dal suo affluente Fibreno, il territorio comunale isolano � attraversato dal torrente Magnene. Il circondario di Isola fu abitato sin dall'et� del ferro, come ci hanno dimostrato reperti ossei, diversi oggetti preistorici, numerose iscrizioni funerarie di epoca romana, rinvenute in pi� punti del suo territorio , e la necropoli volsca, scoperta nel 1886 dall'antropologo isolano Giustiniano Nicolucci. Nell'epoca romana il territorio di Isola, che doveva presentare poche villae sparse in pi� punti, fece parte dell'agro arpinate ; fino al basso impero, quando i villaggi del territorio di Arpino cominciarono a guadagnare a danno del proprio municipio, ed essendo situati nella valle, progredirono, sorpassando l'antica madrepatria, posta a grande altezza e rimasta come luogo di rifugio. La pi� antica notizia su Isola si incontra nella "Cronaca Cassinese" dell'anno 1004, dove � riportato che: "Rainerius Gastaldus Soranae civitatis obtulit B. Benedicto de rebus haereditatis suae, in finibus Arpini, locum qui vocatur Collis de Insula cum omnibus adjacentibus et pertinentibus ejusdem loci". Il colle citato � lo scoglio che scinde il fiume nelle due cadute e che sovrasta dal lato nord il nucleo storico dell'abitato. Nelle cronache posteriori Isola � chiamata "Insula filiorum Petri", cio� l'Isola edificata dai figli di Pietro, figlio di Rainerio, il quale Pietro, gastaldo di Sora e Arpino viveva nel 1030. Pare dunque probabile che lasua fondazione avvenisse verso la met� dell'undicesimo secolo, quando i figli di Pietro successero all'eredit� paterna .(9) Il colle di Isola � in seguito menzionato nel "Privilegio" di Enrico Imperatore a Montecassino nel 1047, per una chiesa ivi esistente dedicata a San Benedetto. Il dibattito sulla fondazione di Isola � dal secolo scorso molto vivace tra gli storici locali: Ferdinando Pistilli, facendo fede sul documento cassinese del 1004, fa risalire l'origine dell'"Insula" ai tempi di Rainerio , mentre il Nicolucci osserva la contraddizione tra una fondazione datata all'et� di Rainerio, o di suo figlio Pietro, ed il nome della citt�, "Insula filiorum Petri", impresso anche nell'antico sigillo dell'Universit� (come si chiamavano anticamente i Comuni). L'ipotesi pi� attendibile vuole che la fondazione di Isola sia avvenuta intorno alla met� dell'undicesimo secolo , quando, sotto l'incalzare dei barbari invasori, i villici ed i pastori della campagna circostante, ritennero opportuno costruire le loro abitazioni su quel lembo di terra interamente circondato dalle acque di un fiume e naturalmente protetto da invasioni e razzie. La formazione tipologica del nucleo storico di Isola � quella di un ovoide racchiuso tra due rami del fiume Liri, con la presenza in ciascuno di essi di due spettacolari e pittoresche cascate: la Cascata Grande o Verticale, alta 27 metri (seconda in Italia dopo quella delle Marmore ), nel ramo di sinistra del fiume e, la Cascata del Valcatoio, nel ramo di destra. Arduino Carbone, storico locale, rilevava nel 1971 quanto fosse "incredibile il fatto che nessun antico scrittore abbia ricordato queste cateratte - riferendosi alle cascate - n� Cicerone, che nacque nei paraggi e che forse fu il padrone di queste terre, n� Plinio il Vecchio, n� Giovenale originario della vicina Aquino, n� Silio Italico che possedette la Villa natale del grande oratore e che parla delle acque del Liri che diventano sulfuree a Fontana; forse l'ubicazione delle due cascate in un punto allora inguadabile e lontano dalle vie di comunicazione ne aveva ostacolato la conoscenza e quindi ne era venuta meno la necessaria propaganda valevole per i turisti, per i curiosi e per gli scienziati" . Le notizie circa una possibile ricostruzione del quadro del centro urbano in epoca medievale sono assai vaghe. La prima seria fonte documentaria � costituita da un altorilievo in stucco raffigurante l'"Isola" databile al secondo o terzo decennio del 1600. Tale opera che fa parte di una collezione di diciotto pannelli in cui sono raffigurati tutti i paesi ed i castelli sottomessi , dal 1580 al 1796, alla dinastia dei duchi Boncompagni, si trova in un salone del Palazzo Ducale, di propriet� oggi, della famiglia Viscogliosi. . Osservando l'altorilievo, si pu� vedere come il nucleo abitato fosse quasi interamente compreso nell'isola che dava nome al borgo. Dal borgo si dipartivano due strade: la prima, oltrepassando il ponte di Regno, si dirigeva ad Arpino, la seconda partendo dal ponte di Campagna era diretta verso Castelluccio (l'odierna Castelliri) e al vicino Stato Pontificio. Vi era poi, un'ultima strada, che dal castello si immetteva nella via per Sora. Un altro documento importante � una pianta disegnata dell'architetto napoletano Giuseppe Giordano, che nel 1793 su decisione del Consiglio delle Finanze del Regno Borbonico ricevette, dal commissario di Campagna Tommaso d'Oliva, l'incarico di progettare nel territorio dell'Isola di Sora alcune fabbriche. . Tali progetti che prevedevano la costruzione di una fabbrica di ferro filato, di una cartiera, di una fonderia e di un opificio per la lavorazione della seta in localit� Valcatoio e di una segheria idraulica, lungo l'antica strada per Arpino, non furono poi realizzati per l'incalzare della bufera napoleonica che si abbatt� sul Regno Borbonico, colpendo anche Isola del Liri che dal 1472 ne era entrata a far parte definitivamente . Il territorio che circondava Isola del Liri era tutto adibito a campagna coltivata, presentando qua e l�, case isolate o riunite in piccoli gruppi. Risale alla fine del '700, il progetto di costruzione dell'asse Sora - Ceprano. Lo "Stradone" dall'ingresso del Palazzo Ducale doveva condurre alla vicina Sora e proseguire fino a Ceprano facilitando cos� il trasporto nella capitale dei prodotti delle industrie locali. Il progetto era stato elaborato dal canonico Giacinto Pistilli, singolare figura di intellettuale dai multiformi interessi e attento osservatore delle difficili condizioni in cui versava la sua regione natale. Dagli scritti degli abati di Montecassino Ferdinando Pistilli e Domenico Romanelli conosciamo l'anno in cui fu aperto lo "Stradone" (31 marzo 1795), e il nome del Sovrintendente ai lavori, il colonnello Giuseppe Parisi, comandante della Regia Accademia Militare di Napoli . Lo "Stradone" veniva cos� a sostituire la via "Vecchia" precedente arteria di collegamento tra Isola e Sora, oggi trasformata in canale d'acqua per servire all'irrigazione della pianura e per procurare forza motrice alle industrie del territorio . Sono numerose, nel corso dell'Ottocento, le descrizioni del patrimonio paesaggistico ed artistico di Isola del Liri : <<.....siede in bella pianura ferace di vini e di cereali. Ha un regio palazzo con torre e, quanto all'industria, fabbrica carte, panni e ferro filato".>> Particolarmente efficace mi sembra una descrizione del De Augustinis, il quale dice: <<Tutta la valle, che non pi� del Liri, ma andrebbe meglio detta delle industrie, ha una superficie formata da quattro miglia di lunghezza per due di larghezza. Ora, a ritratto del vero, le valle del Liri pu� ben dirsi un vasto e quasi unico opifizio: tante sono le case e le officine e tanti gli stabilimenti industriali, nei quali si prepara e si produce precipuamente ogni maniera di panni e di carte. Il fragore e lo spruzzo di quelle incantevoli cascate e cascatine; il mormorar delle acque ad ogni istante rotte e contrariate; e per� fatte querule e spumanti; il cigolio confuso delle macchine e delle ruote; la vista delle adusate acque, divenute di mille colori dalla variet� delle tinte; l'incontro di lane e di panni senza fine, di cenci e carte ammonticchiate;l'ingombro di carri e carretti in tutte le vie, per tutte le direzioni; tutto quanto vedi intorno ti addita che sei nella valle del lavoro e delle industrie, come gi� fu dell'ozio del riposo e degli studii >>. Nel Viaggio pittorico nel Regno delle Due Sicilie, stampato nel 1831 e dedicato al re Francesco I si legge: << .... quella citt�, non prendendo nome che dalla sua topografica situazione, Isola di Sora, o Isola semplicemente, si appella. Alla citt� per due opposte porte si entra, e sta innanzi a ciascuna un ponte di fabbrica. Non � bella, ma di sano aere, ed industre molto, che le acque del Liri dall'alto cadenti, rompono di continuo la colonna dell'aria, e si genera cos� intorno a lei tal venticello che spazza gli umidi vapori del fiume. E gli abitatori che quello hanno cos� accomodato per la superiore pastura sua a dar moto ad ogni maniera di macchine, attendono a lanifici, a cartiere e simili arti>>. Anche un illustre viaggiatore come Ferdinando Gregorovius, ha descritto in un volume dei suoi "Wanderjahre in Italien" Isola del Liri. La descrizione risale al 1859 quando il Gregorovius, proveniente dallo Stato Pontificio, venne a visitare la Valle del Liri. <<A breve distanza dal confine - egli scrive - il primo paese napoletano � Castelluccio e poco al di sotto di questo giace una amena isola, la vaga Isola del Liri. Grandi e folti gruppi di alberi, in un ombrosa valle, lasciano presentire il letto di un fiume; deliziose ville, opifici industriali guardano dal verde e finalmente pi� innanzi una ricchezza di coltura rivela gi� la pingue vita portata da un magnifico fiume. E su queste fertili terre delle sponde, che qui si presentano coltivate, l� si perdono in un fondo lontano, si levano, a grande distanza, in una maestosit� indescrivibile i grandi monti di Sora. Ad Isola v'� una rumoreggiante cascata d'acqua, una solenne ombra di salici chini sul fiume, una splendida vegetazione e la dogana. Questo affabile paesello giace su di un'isola del Liri, chiuso da verdi boschetti. Il bel fiume dal rapido corso, dal color verde smeraldo, rumoreggiando imperioso si precipita sull'isola, cio� nel paese stesso, in forma di cascata. E la cascata si origina da una roccia alta 80 piedi, sulla cui cima torreggiano le ruine di un antico castello. Un meraviglioso fenomeno! Gi� da lontano si ode il tonfo dell'acqua e dovunque uno guarda si rallegra lo sguardo, sia all'agitarsi del fiume stesso, sia agli innumerevoli canali che rapidi cadono in esso; mentre i giardini coi platani, i pini superbi e tutta la meravigliosa vegetazione propria dei paesi meridionali si stendono all'intorno. La copia dell'acqua � grande, poich� al disopra dell'Isola il Fibreno mette con molti bracci nel Liri; sicch� l'unione dei due fiumi promuove qui una vita ricca di coltura e anima molte fabbriche di lana e di carta, le quali danno lavoro a tutta questa contrada, nutriscono migliaia di uomini, formano una robusta colonia di operai e producono un effetto benefico nella regione. Tanto Isola che Sora sono paesi industriali e la bella strada che li congiunge � da ambo i lati fiancheggiata da fabbriche, villini e giardini. In verit� � una sorprendente oasi di coltura, sorta dal principio di questo secolo; la vista di questa attivit� industriale fa tanto bene al viaggiatore che n'� privo da un pezzo>>. Da queste due citazioni appare chiaro che, sia alla grande potenzialit� energetica offerta dai corsi d'acqua (elemento allora fondamentale per l'industrializzazione) che alla particolare ubicazione geografica, veniva attribuito un ruolo preponderante per la nascita e lo sviluppo delle manifatture in Isola del Liri e in particolare della lavorazione della carta. Il territorio di Isola si trov� quindi, per le sue caratteristiche naturali, ad ospitare le attivit� manufatturiere incentivate dal governo napoletano alla prima restaurazione, tra il 1806 e il 1815 come ha notato Pasquale Villani.

 

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L'origine dell'industria della carta ad Isola del Liri: (1400-1750)

Attivit� manufatturiere esistevano nella zona di Isola del Liri gi� dal secolo XIV e la valle del Liri costituiva una delle poche aree industrializzate di un Mezzogiorno esclusivamente agrario. E' la gualchiera la manifattura caratteristica di Isola. Si tratta di una dizione ambigua, perch� designa talora una cartiera e talora una fabbrica di pannilana, come ricorda Arduino Carbone: <<Molti ritengono che gualchiera sia sinonimo o antico nome di cartiera, confondendo cos� due mirabili industrie che hanno in comune soltanto l'acqua e i motori idraulici. La valchiera o gualchiera (anche gualca o valca dal tedesco Walke) era uno opificio munito di macchinari mossi dall'acqua nel quale si trattavano chimicamente e si rifinivano le stoffe di lana: insomma si trattava di una fabbrica di pannilana>>. Secondo studiosi locali sembra che le prime gualchiere comparvero nel territorio del Liri sul finire del Medioevo, ad opera dei maestri di Fabriano, che alla ricerca di nuovi spazi per allargare le loro attivit� artigianali, riconobbero appunto nella media valle del Liri un ambiente fisico, demografico ed economico sufficientemente idoneo. Gi� in epoca romana nel territorio limitrofo, accanto ad altre attivit� legate essenzialmente all'agricoltura, era molto sviluppata la produzione della lana in localit� Carnello (oggi frazione dei comuni di Sora, Isola del Liri ed Arpino) presso la confluenza del Fibreno con il Liri, i resti di una torre fullonica testimoniano ancora la presenza di una antichissima struttura produttiva che, secondo la tradizione locale e frammentarie notizie storiche apparteneva alla famiglia di Cicerone. Lo spazio naturale di Isola si prestava particolarmente allo sviluppo dell'industria cartaria, per la presenza di corsi d'acqua quali il Liri e il Fibreno (fiume che nasce dal Lago La Posta e affluente del Liri presso San Domenico), le cui acque, purissime, si adattavano alla fabbricazione della carta. . Inoltre le colline, coperte di olivi e di viti, e le campagne verdeggianti, avrebbero consentito un facile approvvigionamento delle materie prime ad una popolazione operosa e desiderosa di apprendere i segreti dei processi di fabbricazione custoditi gelosamente dai cartai fabrianesi. In realt� la lavorazione della carta era gi� nota nella zona perch�, prima ancora del 1000, navigatori e mercanti amalfitani, in rapporti commerciali con il mondo mussulmano, l'importarono e ne impiantarono la fabbricazione ad Amalfi e in altri centri limitrofi. Le acque chiare della costiera, impiegate nel trattamento degli stracci, consentivano di ricavare un prodotto qualitativamente pregiato, il cui uso si diffuse rapidamente in molte citt� italiane, legate ad Amalfi da stretti rapporti commerciali . Dalla costiera la lavorazione della carta si estese ben presto all'interno verso Salerno, lungo il fiume Sarno e in provincia dell 'Aquila e ricevette notevole impulso all'epoca della dominazione spagnola. Ludovico Bianchini ricorda nella sua Storia delle finanze del regno di Napoli che Carlo V per facilitare la diffusione del consumo di carta, fin� con il francare da ogni tributo la carta e tutto quanto occorresse per la stampa dei libri. Fu a quel tempo che la fabbricazione della carta si estese anche nella valle del Liri, dove la prima cartiera, fu fondata in localit� S.Elia dove gi� esistevano molini e gualchiere di propriet� della Badia di Montecassino . Pur mancando al riguardo ogni documentazione, gli storici e tra questi il Gasparinetti sono indotti a ritenere che: <<la fondazione della cartiera di Sant'Elia abbia avuto luogo per iniziativa della stessa Abbazia facilitata anche dal fatto che essendo altri Monasteri dell'Ordine a loro volta proprietari di cartiere in centri gi� allora famosi per efficienza di impianti, eccellenza del prodotto, abilit� di fabbricanti. Montecassino poteva chiamare direttamente esperti "mastri" a far azionare i "pestelli" sulle rive del Rapido. Devesi anche presumere che la cartiera di Sant'Elia, non trovandosi di essa menzione alcuna in documenti anteriori al 1517, sia stata fondata negli anni immediatamente vicini al 1515 e probabilmente per opera di cartai marchigiani, che in quell'epoca risultavano attivamente presenti in cartiere della regione >>. La prima notizia che si incontra sulla cartiera di Sant 'Elia � contenuta in un " Libro dei Conti" dell'Abbazia, dove, sotto la data del 12 ottobre 1517 � registrato : " Da mastro Angelusso de Prioraco ducati 24 pagati come par al libro de famigli a carta 148 et sono per lo afficto della carthera per lo anno passato." Angeluzzo da Prioraco fu il primo di una lunga serie di affittuari cio� di <<mastri sortiti dai centri pi� reputati per la fabbricazione della carta (Camerino, Fabriano, Prioraco), a praticare l'arte nel nuovo opificio di Sant'Elia.>> Quanto al grado tecnologico, il processo di fabbricazione della carta era ancora molto arretrato. La cartiera disponeva di diciotto pile di pietra viva per la fabbricazione del pesto e di trentasei pestelli, ed occupava tre piani, l'utimo dei quali era adibito a spanditoio e la lisciatura avveniva ancora con pietra a mano. I molini erano animati dalle acque del fiume Rapido, mentre per lavare il pesto e liberarlo dalle impurit� che lo macchiavano, era utilizzata l'acqua di una sorgente vicina, che grazie ad un condotto sotterraneo si scaricava nella cartiera. Il personale, sia maschile che femminile, oscillava tra le 23 e le 28 persone, era retribuito con una forma di cottimo o premio sulla produzione. In particolari circostanze o per particolari lavori compiuti erano distribuiti premi occasionali, " un carlino pagato per uno a quelli che faceno il bilangio", distribuzioni di vino fatte " a quelli che lavorano li cartoni". I tipi di carta che si producevano ed i prezzi di vendita erano : la "carta di Genova" che si vendeva a 12 carlini, quella della "palomba" a 7 carlini, la "carta dello tabacco" a mezzo ducato, quella " dell'impresa" a 4 carlini, del "impresa fina" a 8 carlini, della "indempiatura" a 10 carlini, la "sfaccia" a 4 carlini, la "carta da incoppare" a 7 carlini. Il Galanti nella sua opera "Della descrizione geografica e politica delle Due Sicilie" parlando delle cartiere del Regno cita nel 1789 la cartiera di Sant'Elia come produttrice di carta da scrivere, reale ed imperiale di qualit� comunale. La presenza di "mastri cartai" fabrianesi nella Valle del Liri � documentata indirettamente in una lettera di B. Milani di Fabriano che, il 17/10/1893, scriveva a Giustiniano Nicolucci: <<Da memorie che esistono nell'archivio di Fabriano risulta che in passato i fabrianesi ebbero dei privilegi dal Municipio di Sora e che si suonavano le campane quando un fabrianese vi capitasse, in memoria del fatto che erano stati i fabrianesi stessi ad introdurvi l'industria della carta >>. Prosegue la lettera affermando che in tutta l'Italia l'industria della carta fu introdotta dai fabrianesi dal XIII a tutto il XIV secolo. Ma prove certe per Isola non ci sono. Tra il 1600 e il 1700 i procedimenti di lavorazione della carta, pur se legati alla tradizionale fabbricazione a mano, avevano ricevuto in Europa sensibili miglioramenti. Era stato scoperto nel 1670 il molino a cilindro che aveva sostituito il vecchio molino a pestelli. Il molino sfilacciava e raffinava assieme, sicch� il suo impiego consentiva di ricavare un impasto omogeneo con notevole risparmio di tempo. Il 1799 inaugura l'"epoca moderna" della produzione, con il foglio di carta in nastro continuo e i primi tentativi avviati in Francia da Louis Robert per la tela meccanica continua, messa su un sistema di rulli e di cilindri. Ulteriori progressi tecnici, che tuttavia non interessarono le cartiere meridionali, si avviarono nel 1806 con la costruzione della macchina in tondo o a tamburo cilindrico di modeste dimensioni che contribu� sostanzialmente allo sviluppo della lavorazione della carta e per la preparazione delle materie prime necessarie alla produzione . Nelle cartiere meridionali l'attivit� industriale era asservita alla rigida normativa delle corporazioni e il suo sviluppo era ostacolato dalle imposte gravose, dalla penuria di capitali e di materie prime, dalla insufficienza delle comunicazioni e, infine, dalla presenza delle dogane, che intralciavano i rapporti commerciali tra provincia e provincia . Il settore cartario risent� anche del grave ritardo tecnologico nei metodi di fabbricazione. Concorrevano a indebolire il settore, infine, le particolari condizioni che regolavano il mercato degli stracci e della carta, dominato da commercianti che monopolizzavano la materia prima e la immettevano gradualmente sul mercato a prezzi elevati . In assenza di una adeguata regolamentazione delle esportazione, gli stracci di migliore qualit� finivano con l'essere esportati e ai produttori non restavano che i cenci di seconda o terza scelta, che fornivano un prodotto scadente. Tutti questi elementi si tradussero per le cartiere meridionali, in una progressiva decadenza che si protrasse per anni finch� all'inizio dell'Ottocento radicali innovazioni interessavano i metodi di lavorazione, facendo conoscere una nuova espansione del settore . Gli elementi determinanti di questa ripresa furono oltre agli incentivi governativi, l'aumento della domanda di carta sul mercato europeo, il ridursi dell'analfabetismo, la diffusione della lettura dei libri e della stampa e in ultimo il passaggio dalla tradizionale lavorazione a mano a quella meccanica la quale permise maggiori profitti e rendimenti. In particolare per le industrie della Valle del Liri gli elementi importanti, che consentirono la ripresa nei primi anni dell'Ottocento del settore cartario, furono la disponibilit� di stracci e l'esistenza della complementare industria della lana e, fatto non trascurabile la vicinanza di due grandi mercati: Roma e Napoli. Prima dell'Unit� d'Italia, Isola del Liri poteva contare sulla sua collocazione geografica che, per la vicinanza di questi due grandi mercati facilitava lo smercio del prodotto industriale anche in relazione al costo del trasporto allora notevole . L'origine della moderna industria, soprattutto cartaria, in Isola del Liri si colloca nel primo cinquantennio del diciannovesimo secolo, anche se, come visto, attivit� manufatturiere esistevano nella zona gi� dalla fine del sedicesimo secolo .


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