L'AMBIENTE NATURALE

             

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La Valle del Liri si situa nell’ambito del sistema orografico costituito dall’Appennino laziale-abruzzese. Esso � caratterizzato da massicci allungati in direzione appenninica con quote massime sui 2.000 metri. Ricordiamo in ordine di successione dal bordo sud-occidentale a quello nord-orientale: il Monte Pizzodeta, la struttura Monte Cornacchia-Breccioso, la struttura Monte Valle Caprara-Turchio, la struttura Monte Marsicano-Grande Mezzana, la struttura Serra Rocca Sparvera-Genzana.Nella Valle del Liri l’ossatura dei due versanti che la compongono � costituita principalmente da una formazione carbonatica mesozoica dallo spessore di circa 3.000 metri. I pi� antichi strati osservabili sono banchi dolomitici del Lias, cui seguono calcari micritici; la serie continua fino al tardo Giurassico, mostrando la lenta emersione della piattaforma marina. Il fondovalle e tutta la Conca di Sora sono costituiti da sedimenti cenozoici e quaternari. L’ambiente di formazione dei terreni pi� antichi � marino, infatti, prima dell’Era Terziaria, il mare copriva interamente la zona. Nel Cretacico superiore, iniziarono ad emergere piccole isole costituite dalle sommit� affioranti dei futuri Monti Simbruini, Cantari ed Ernici, mentre l’ingressione caratterizza un ambiente marino neritico. Successivamente, la sedimentazione carbonatica viene sostituita da un apporto terrigeno, via via pi� consistente; ai calcari marnosi si sovrappongono le marne argillose ricchissime di microfaune planctoniche. Nel Pliocene la fisionomia della zona non � del tutto delineata, la morfologia attuale, infatti, � il risultato di altri importanti eventi: le cinque fasi glaciali, inframmezzate dai quattro periodi interglaciali che provocarono importanti variazioni sul livello del mare e la fase epirogenetica, che nel Quaternario interessa gli Appennini cui segue l’azione erosiva che modella il nuovo lembo continentale con intensa attivit� (Rocchi, 1991).

Inoltre, nell’area sono stati molto frequenti gli eventi sismici ed intensa l’attivit� vulcanica. Durante il Pleistocene, i materiali eruttati dal vulcano di Roccamonfina sbarrarono il corso del fiume Liri trasformando, la pianura a sud di Pontecorvo in un esteso lago oggi scomparso. Questi rilievi sono costituiti in massima parte da calcari mesozoici, mentre le depressioni vallive sono impostate in terreni argillosi e arenarie della serie miocenica. Sistemi vallivi secondari di varia origine sono invece situati a quote superiori a quelle delle valli principali. La storia geologica di questa zona � legata alla sua posizione marginale rispetto all’esteso shelf mesozoico laziale-abruzzese e lo sviluppo delle diverse facies individua tre grandi unit� paleogeografiche: ad ovest della linea Alvito-Pescasseroli - Valle del Sangro si ha il dominio dello shelf interno con le tipiche successioni litografico-stratigrafiche delle strutture del Lazio meridionale e della Campania; nell’area del Massiccio della Meta, si assiste allo sviluppo delle scogliere coralligene e dei calcari oolitici insieme alla fascia dei calcari detritici e bioclastici di periscogliera ; infine, ad est della Valle del Profluo-Sagittario, si ha la zona d’incontro con sedimenti di mare aperto. Qui si svilupparono sin dal Lias inferiore le facies selcifere e, sempre qui, si possono riconoscere i termini tipici della facies umbra (Carta Geologica d’Italia, Memoria illustrativa, foglio n� 152).

Nell’Olocene, l’area in considerazione assume l’aspetto attuale; drenato e scomparso l’antico bacino lacustre, del quale si era detto, il Liri incide una profonda soglia a sud-ovest, attraverso la quale lascia la Piana di Sora con una splendida cascata verticale alta 27 metri, alla cui formazione contribuiscono, oltre alle variazioni del livello di base anche le differenze litologiche. Queste sono infatti provocate dall’alternanza di sedimenti limosi e sabbiosi con lenti di travertino della formazione lacustre pleistocenica (quest’ultimi diffusi in tutta la Valle del Liri). I pi� antichi sono i travertini di colore avana chiaro o scuro, molto cariati, pi� compatti e tenaci sono quelli appartenenti alla "formazione lacustre antica", anche se spesso vacuolari tanto da essere suscettibili di pulitura. Depositi concrezionali spugnosi e molto vacuolari sono quelli associati alle alluvioni antiche contenenti flore e faune continentali. Grossi depositi di travertino concrezionale tenace rivestono la soglia della cascata grande di Isola del Liri; infine, ammassi travertinosi spugnosi e friabilissimi si sono sviluppati e si accrescono in corrispondenza delle maggiori sorgenti, che sgorgano al limite tra i versanti carbonatici ed il fondo valle terrigeno. Nel corso delle ulteriori fasi di deposito, il fiume ha costituito, lungo buona parte dell’alveo, una nuova fascia di sedimenti alluvionali ciottolosi e sabbiosi in modo che alla base dei versanti ed allo sbocco delle valli laterali si sono accumulati detriti distribuiti in ampie falde e conoidi, mentre l’erosione carsica modella ampie zone dei rilievi calcarei, dove in lembi discontinui sono ora molto diffuse le terre rosse (Rocchi, 1991).

Queste si presentano fisicamente come terreni paludoso-argillosi dotati di notevole plasticit� con un' elevata percentuale di sostanze colloidi che sono facilmente erodibili. Sia le terre rosse che quelle derivate da dolomie si prestano bene alle colture arboree ed a quelle estensive. La coltre di materiali quaternari, che si estende sulle sottostanti formazioni pi� antiche, comprende le formazioni di origine fluviale, che possono essere costituite dal rimaneggiamento di materiali calcarei ed arenacei ed in questo caso la loro fertilit� � assai scarsa. Le formazioni di origine fluviale possono altres� essere costituite da materiali vulcanici rimaneggiati che, trascinati dalle acque correnti sono stati successivamente depositati nel fondovalle e nelle piane alluvionali. Questo tipo di terreno viene chiamato "porcino" ed � considerato uno dei migliori terreni dell’Italia centrale, soprattutto per la coltivazione delle colture erbacee (Viscogliosi,1976).

L’assetto strutturale della regione appare semplice dai dati di superficie. La linea tettonica maggiore � costituita dalla Val Roveto, il cui fianco sud-ovest mostra pieghe con accavallamenti vergenti a nord-est, mentre il fianco nord-orientale � formato da una monoclinale molto regolare, delimitata a sud-ovest da faglie dirette. L’assetto strutturale pu� essere inquadrato nell’ipotesi di una tettonica traslativa differenziata dell’Appennino calcareo con spostamenti orizzontali in graduale diminuzione da sud-ovest verso nord-est.

Lo stile morfologico della regione � rappresentato da una successione di sistemi orografici e vallivi, orientati in prevalenza, verso nord ovest-sud est in conseguenza di fasi tettoniche che hanno interessato banchi sedimentari di notevole potenza. I rilievi di natura calcarea o calcarea dolomitica sono allineati in dorsali allungate ed, in linea generale, sono limitati da faglie dirette sui versanti occidentali e da motivi inversi nei fronti orientali; i massicci cos� delimitati appaiono separati da fosse longitudinali incise nella formazione argillosa-arenacea miocenica, le quali assumono l’aspetto di bacini intermontani ( Memoria Illustrativa, foglio n�152).

Fra i sistemi orografici che pi� ci interessano da vicino ricordiamo il versante sud-orientale dei Monti Ernici e la lunga dorsale del Monte Cornacchia, la cui cresta spartiacque divide la Valle del Liri da quella di Villavallelonga. La parte sud-orientale dei Monti Ernici culmina con il Monte del Passeggio (m 2.064) il Pizzodeta (m 2.041) ed il Monte Fragara (m 2.005). Ad oriente la struttura scende con rapidi versanti nella Val Roveto mentre ad ovest e sud-ovest degrada con colline e rilievi minori, in cui il basamento calcareo scompare gradualmente sotto una coltre di conglomerati quaternari e arenarie mioceniche. L’allineamento di creste fra il Pizzodeta e il Monte Ginepro ospita sul versante orientale una serie di piccoli circhi ben conservati ed esposti a nord-est, forse facenti parte di un unico bacino dal quale la lingua del ghiacciaio fluiva nel sottostante Vallone del Rio, (al cui sbocco vi � il residuo di un arco morenico).

Accanto alle forme attribuibili alle glaciazioni quaternarie ricordiamo i fenomeni carsici dei quali la manifestazione pi� evidente � il Pozzo Pizzodeta. In questa zona, le rocce carbonatiche, a causa di fessurazioni, sono estremamente permeabili alle acque meteoriche che, penetrando nel sottosuolo, vanno a saturare la base del massiccio montuoso. La solubit� di queste rocce calcaree aumenta o diminuisce a seconda del clima e della presenza di anidride carbonica nell’aria o disciolta nel terreno. Infatti, temperatura e precipitazioni sono elementi che rivestono una particolare importanza nella genesi dei fenomeni carsici in aree climatiche, come quella della zona considerata. La carsogenesi, in questa unit� climatica, presenta reazioni chimiche di dissoluzione lente, anche se molto stabili, a causa della notevole solubilit� dell’anidride carbonica in acqua; � facile, quindi, che si originino cavit� sotterranee, pozzi e gallerie di notevole interesse.La presenza di acqua e la temperatura mite favoriscono la presenza nel suolo della vegetazione e dei microrganismi che sono i principali responsabili della produzione di anidride carbonica, che conferisce all’acqua quel grado di acidit� che permette un pi� celere disgregamento delle rocce calcaree (Castiglioni, 1986).

Oltre all’orografia della regione, anche l’evoluzione e l’impostazione del reticolo idrografico sono legati alla tettonica; infatti, la caratteristica principale dello scorrimento superficiale � quella di avere un reticolo idrografico non molto gerarchizzato e con deflussi regolati dagli allineamenti tettonici. La morfologia dei sottogruppi montuosi � caratterizzata da una rete di sistemi vallivi secondari, impostati a quote superiori a quelle delle valli principali; alcuni di essi sono in diretta corrispondenza di allineamenti tettonici orientati sud ovest-nord est , altri si presentano come valli e vallecole di chiaro modellamento carsico. I rilievi minori si elevano da un comune basamento calcareo-dolomitico soggetto al carsismo, per cui non mancano ampie depressioni simili a polje. Le valli principali incise nelle formazioni argillose-arenacee appaiono legate alle direttrici tettoniche fondamentali (Memoria Illustrativa foglio n�152).

Tutto il territorio della Valle del Liri, e, quindi, quello comunale di Isola del Liri, � zona di forte sismicit� ; sulla carta sismica d’Italia, esso � contraddistinto come zona a "sismicit� intensissima" e classificata come di 1� categoria. Ricordiamo, infatti, che � stata di recente completata la classificazione sismica dell’intero territorio nazionale, attraverso la quale oltre 8.000 comuni sono stati inseriti in una delle tre classi di pericolosit� sismica previste, che impongono ciascuna precisi vincoli edilizi. Inoltre nella Carta della "pericolosit� sismica" in Italia, elaborata del Progetto finalizzato Geodinamica del C.N.R. che utilizza quattro diverse colorazioni (rosso, arancio, giallo, colore neutro)2 , la zona di Isola del Liri � rappresentata in rosso. Tale colorazione identifica le aree nelle quali si pu� verificare un evento sismico superiore al grado VIII della scala Mercalli-Cancani-Sieberg (Accordi, 1987).

Si pu� additare l’elevata sismicit� soprattutto al vulcanesimo, ricordandone quali inequivocabili segni il vulcano estinto di Roccamonfina, la valle di Sujo e la modesta fumarola nei pressi dell’antica Fregellae. Un ulteriore spiegazione pu� essere fornita dalla struttura tettonica della zona costituita da grandi linee tettoniche regionali ringiovanite ed il cui movimento � ancora rilevabile dai liscioni di faglia con superfici fresche e ben conservate, visibili in tutta la Marsica (Viscogliosi, 1976). In epoca storica, e tenendo conto dei terremoti di diverso epicentro che per la loro potenza hanno avuto effetti catastrofici nella nostra cittadina, ricordiamo i seguenti sismi:

Data Epicentro Intensit�
09.05.1891 Isola Liri 6�grado della scala Mercalli
17.09.1897 Isola Liri 5� "
03.12.1897 Isola Liri 4� "
10.03.1903 Isola Liri 4� "
29.06.1903 Isola Liri 5� "
30.09.1904 Isola Liri 4� "
13.01.1915 Marsica 11� "
24.01.1917 Isola Liri 4� "
07.05.1984 Parco Nazionale 7�
11.05.1984 Parco Nazionale 8� "

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Idrologia e Idrografia

Il sistema idrografico della zona di Isola del Liri � costituito essenzialmente da una parte notevole dell’asta principale del fiume Liri e da parte del bacino del suo massimo affluente, il Fibreno, che lambisce il territorio comunale, costituendo per una sua parte il confine con il vicino comune di Sora. In conseguenza dei caratteri climatici, litologici, morfologici e vegetazionali, che via via esamineremo, si verificano ogni anno nel bacino del Liri numerosi fenomeni di dissesto idrogeologico, che possono originare la sommersione di vaste aree, il franamento dei terreni, il trasporto di materiali alluvionali, l'alterazione dei pendii, il deposito di limo alluvionale nelle zone pianeggianti, con conseguenze piuttosto gravi soprattutto per le colture agricole e gli insediamenti umani. Per cercare di porre riparo a tale disordine occorrerebbe eseguire innanzitutto opere di regimazione, per proteggere la pianura. Nella zona montana del bacino del fiume bisogna, invece, estendere e migliorare la copertura vegetale, migliorare, dove possibile, la permeabilit� delle coperture quaternarie, favorire l'evacuazione dei materiali solidi trasportati dai corsi d'acqua per impedire l'ostruzione degli alvei. Recentemente, ad Isola Liri, � stato costruito un canale in galleria per evacuare le portate superiori a 400 m3/sec che potevano arrivare ad Isola Liri in occasione delle piene (Viscogliosi, 1976) .Possiamo, quindi, esaminare in maniera pi� approfondita i due corsi d'acqua pi� importanti: il Liri ed il Fibreno.

Il fiume Liri ha origine da imponenti risorgive carsiche nel territorio compreso fra le falde del Monte Camiciola (1.710 m) e del Monte La Fossa (1.525 m) nei pressi dei comuni abruzzesi di Cappadocia e Castellafiume. Dopo aver ricevuto il contributo di numerosi piccoli affluenti, il fiume viene incanalato in condotte e gallerie fino a Canistro, dove aziona un importante centrale idroelettrica, e poi, ancora alimenta pi� a valle altre due centrali della S.I.A.L3 .Attraversando la stretta Valle di Roveto, naturale via di comunicazione fra Lazio ed Abruzzo, il fiume scorre in direzione sud-est, ricevendo, nei pressi di Capistrello, il canale artificiale Torlonia, l'emissario della vasta conca, nella quale si adagiavano prima del 1875 le acque del lago Fucino, ora prosciugato. Prima di arrivare a Sora, il fiume � sbarrato da una grande diga mobile comandata elettricamente; qui parte delle acque viene deviata in un canale artificiale, in localit� Val Francesca, e convogliate in galleria alle radici della sassosa altura di San Casto dove va ad irrigare la vasta zona pianeggiante. Da Sora il fiume piega verso sud-est, ampliando sempre di pi� il suo letto e ricevendo poi in localit� San Domenico, le copiose acque del Fibreno. Ad Isola del Liri il fiume forma delle bellissime cascate, tra le quali la pi� maestosa � la Cascata grande, dalla quale prosegue, dirigendosi verso sud ovest. Poco a valle di Ceprano, nei pressi di San Giovanni Incarico, il fiume riceve il suo principale affluente, il Sacco, e proseguendo il suo corso, dopo aver ricevuto il fiume Gari nei pressi di Cassino, sfocia, col nome di Garigliano, nel Mar Tirreno nei pressi di Minturno, segnando, nel suo ultimo tratto, il confine regionale fra Lazio e Campania 4 . La portata media annua del Liri nella stazione di misura di Sora � di 19,80 m3/sec, mentre le portate medie mensili oscillano tra i 32,40 m3/sec di dicembre e i 9,13 m3/sec di agosto. Le portate massime giornaliere presentano due punte, una in marzo, l'altra in dicembre, mentre il valore pi� basso viene registrato durante il mese di luglio. L'andamento delle portate medie mostra un massimo relativo in febbraio con 28,50 m3/sec, cui segue nei mesi successivi una diminuzione dei valori, con un gradiente dapprima debole, poi maggiore, in marzo-aprile; il minimo si raggiunge nel mese di agosto con 9,13 m3/sec, dopo il quale si riscontra nuovamente un aumento delle portate, che raggiungono il massimo assoluto in dicembre con 32,40 m3/sec. Le portate minime giornaliere del fiume seguono l'andamento di quelle medie, presentando, per�, nei vari mesi, delle variazioni meno accentuate (Viscogliosi, 1976). Alla stazione di misurazione di Isola del Liri, la portata media annua del fiume � di 29,10 m3/sec. Le tabelle giornaliere dai 258,00 m3/sec del mese di gennaio diminuiscono costantemente per raggiungere il valore pi� basso in agosto con 28,70 m3/sec, e riaumentano rapidamente nel successivo quadrimestre, fino a raggiungere il massimo assoluto con 450 m3/sec nel mese di dicembre. La portata media mensile a gennaio � di 34,20 m3/sec e tocca un massimo relativo in febbraio con 38,80 m3/sec; il massimo assoluto si ha ancora in dicembre con 42,60 m3/sec; il minimo delle portate medie si ha in agosto con 17,60 m3/sec .Le portate minime giornaliere hanno andamento analogo a quelle medie. Il regime del fiume Liri in questa stazione �, rispetto a quello registrato nella stazione di Sora, pi� regolare, risentendo dell'apporto del fiume Fibreno (Viscogliosi, 1976).

Quest'ultimo fiume merita senz'altro uno studio approfondito. Esso sorge nei pressi della cosiddetta Peschiera di Mazzenga, o addirittura dal mulino di Carpello, a quota 303 nel territorio del Comune di Posta Fibreno, a circa 10 km da Isola del Liri. Le sorgenti sono propriet� del Comune di Sora, che se ne serve per il suo approvvigionamento idrico. Il primo tratto del Fibreno, o fiume di Carpello, termina dopo un percorso di circa 2 km, da qui in poi le sponde si allargano sensibilmente ed arrivano a distanziarsi anche di 15-20 metri, mentre la profondit� varia dai 2 ai 6 metri e dopo un percorso di circa 12 km, il fiume va ad arricchire le acque del Liri .

Il Fibreno ha una portata massima di 28,30 m3/sec, una minima di 5,41 m3/sec, una media di 10,90 m3/sec. Un particolare importante da sottolineare � che il Fibreno ha la sua portata massima normale durante i mesi estivi quando il Liri � in magra. Questo spiega la dislocazione degli stabilimenti industriali , tutti situati a valle di San Domenico (dove avviene la confluenza fra Liri e Fibreno). Esso ha anche tre piccoli affluenti ad acque perenni: il Carpello proveniente dal territorio di Campoli Appennino, il Rio Schiavi, proveniente dal territorio di Fontechiari ed il Cerreto proveniente dal territorio di Vicalvi. Il Fibreno, scaturito da sorgenti, anche subacquee, forma inoltre, un lago: il pittoresco Lago di Posta Fibreno, dalle freddissime acque (10� circa), naturale bacino di raccolta di tanta linfa e richiamo turistico di grande importanza (Carbone, 1965). Esaminando, infine la costituzione geologica del bacino del Fibreno, si nota che esso scorre in zone di Quaternario recente e antico, con a sud grosse formazioni di conglomerati sabbiosi e sabbie gialle pliocenche, ad oriente calcari compatti chiari e stratificati cretacei, ed a nord arenarie grigiastre e giallastre mioceniche (Memoria Illustrativa, foglio n� 152). Le acque del Fibreno presentano una durezza inferiore rispetto a quelle del Liri che ha un bacino fortemente calcareo.

 

Clima. Temperature e precipitazioni

Uno dei principali fattori che determinano e condizionano lo sviluppo e l'entit� dei processi erosivi e l'evoluzione delle forme del paesaggio � senza dubbio rappresentato dal clima. Sono classificati come fattori climatici: latitudine, altitudine, distanza dal mare, esposizione topografica. Poich� la variazione della latitudine � inesistente, trovandosi la zona di Isola del Liri e delle stazioni termometriche cui faremo riferimento fra il 41� ed il 42� grado di latitudine nord, e dato che l'azione moderatrice del mare � ugualmente sensibile su tutta la regione, gli unici fattori variabili sono costituiti dall'altitudine e dall'esposizione topografica.Dall’esame dei dati relativi al periodo 1969-1990, la temperatura media annua risulta di circa 14.4� (dati registrati alla stazione termometrica di Sora), quasi gli stessi valori si registrano per la stazione di Arpino per il periodo 1972-1982 (14,1�).

 

Anno G F M A M G L A S O N D
1972 8,5 10,3 13,6 14,5 17,9 23,9 24 24,6 19 15,1 12,7 10
1973
1974 9,3 7,4 11,2 9,4 14,9 20,3 26,7 24,3 20 10,3 9,3 7,7
1975 7,7 7 8,2 12,8 17,8 18,6 25,1 21,2 21,4 19,5 10,4 6,5
1976 7,1 9,6 9 11,9 14,2 15,4 19,7 22,8 15,5 14,9 10,7 7,7
1977 7,4 8,9 10,8 12,1 16,3 19 22,7 21 17,7 15,1 11 6,7
1978 7,3 6,9 9,4 9,4 14,8 18,1 22,7 20,3 16,8 14,5 10,4 8,3
1979 5,3 8 9,1 9,6 15,4 19,2 20,6 21,2 19,2 15,9 10,5 8,7
1980 6 8,4 9,4 13,5 13,3 19,3 23,8 20,6 16,7 12,3 10,8 4,7
1981 3,6 6,1 10,1 14,3 16,6 21 21,7 24,7 20,6 16,6 8,7 8,3
1982 8,5 7,6 9 13,1 16,9 22,6 25,4 24,7 22,7 15,8 12 9
Medie 7 8 9,8 12 15,8 19,7 23,2 22,5 19 15 9,7 7,7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

Riguardo alle precipitazioni, possiamo esaminare i dati rilevati nella stazione idrologica di Isola del Liri e relativi al periodo 1972-1990.Come possiamo vedere dalla tabella allegata (tabella 1.3.), i massimi di precipitazioni delle medie mensili nell'arco di periodo considerato si verificano durante il mese di novembre (con circa 160 mm di pioggia), mentre i minimi si registrano nel mese di luglio (con circa 45.5 mm di pioggia ). La piovosit� media annua � abbastanza rilevante e ammonta a circa 1.192 mm . La copiosit� delle piogge � dovuta in parte alla risalita adiabatica dell'aria umida proveniente dal Tirreno, per la presenza del massiccio montuoso dei Monti Simbruini; la particolare situazione orografica determina lo scarico di piogge in maniera maggiore verso il versante destro della Valle del Liri. L'esame della piovosit� stagionale mostra come le precipitazioni autunnali-invernali siano l'elemento pi� caratteristico del clima e che il regime pluviometrico � di tipo sublitoraneo-appenninico, con influenza del tipo marittimo. La zona di Isola del Liri � classificata, nel complesso, come zona umida, compresa entro l'isoaritma 30; le curve termiche sono quasi sempre inferiori a quelle delle precipitazioni, per cui il bilancio d'acqua �, nell'insieme, positivo, nonostante un periodo relativamente secco nei mesi di luglio e agosto (Accordi, 1969).Per completare il quadro climatico della zona � necessario un accenno ai venti che costituiscono uno dei fattori che pi� influiscono nella determinazione delle condizioni climatiche. N� nell'area di Isola del Liri, n� nelle zone limitrofe, esistono per� stazione anemometriche, bisogna, quindi, fare riferimento alle stazioni di Frosinone ed Avezzano, tenendo in considerazione il fatto che le condizioni anemologiche non presentano una grande variabilit� entro breve spazio.Dai dati ricavati dalle osservazioni di queste due stazioni si � potuto avere un idea sufficiente delle frequenze e delle velocit� dei venti. Tra questi prevalgono quelli tirrenici spiranti da ovest, sud ovest, mentre i venti del primo quadrante sono apprezzabili solo in inverno; a Frosinone non di rado prevalgono venti da sud.I valori medi annui delle velocit� si agitano sui 10 nodi; il coefficiente di agitazione max, fattore questo, che influisce notevolmente sull'evaporazione, � di 779 (Viscogliosi, 1976).Riguardo agli altri elementi climatici: luminosit�, insolazione etc.., non � possibile, per la scarsit� dei dati a disposizione, eseguire un esame minuzioso. D'altra parte, tali elementi sono, in complesso, largamente riassorbiti dai fenomeni principali rappresentati dalla piovosit� e dalla temperatura.

 

Anno G F M A M G L A S O N D
1972 209,4 178,4 82,3 119,9 78.6 24,9 70,7 78,9 174,9 118,4 71,2 88
1973 198,9 149,2 57,3 69,2 7,1 52,8 27,4 136,8 89,3 53,2 34,2 120,6
1974 80,2 142 39,4 198,8 135,8 76,6 19,2 62,4 178,2 231 138,4 14
1975 13,8 20,2 94,5 73,6 97,8 24,3 50,4 142,6 56,9 122,4 230 99,2
1976 34,3 135,3 107,9 107,1 87,4 61,9 101,1 54,7 134,9 144,1 218,9 301,6
1977 209,4 95,5 80,7 42,4 59,9 67,7 20,6 104,3 136,9 55,2 65,7 164,7
1978 229,7 177,9 157,6 193,1 191 51,3 3,9 37,9 72,6 101,6 84,3 207,1
1979 215,7 127,6 141,5 172,5 36,3 118,1 41,8 167,2 126,3 282,7 280.8 145,1
1980 168,9 27,6 134,8 54,6 162,2 52,6 22,5 64,4 2,2 154,4 332,5 104,6
1982 12 36,9 123,6 29,3 89 49,4 135,5 21,2 78 220 154,1 244,4
1983 16,2 112,4 72 65,2 66,6 77,4 10,8 67 27 26,2 88,2 177,2
1984 134 228,3 94,1 86,6 191,9 12,6 63,1 36,6 129,3 204 200,2 45,6
1985 139.6 83,8 130,6 30,4 64,2 26,2 26,2 38,8 5 77,8 327,6 66,8
1986 177,4 344 76 167,4 11 52 113,2 3 44,6 96,4 100,6 41
1987 159,6 160,8 46,6 32 40,2 45,2 9,8 34,4 13,6 84 244,4 117,4
1988 106,2 68 97,6 100,8 96,6 68 0,8 67 31 62,8 81,8 101
1989 8,8 90 135,4 55 153,2 78,8 59,6 123,6 46,2 177,4 69,2
1990 21,2 30,6 85,8 167 67,8 3,6 24,2 58,2 14 293,8 176,6 165
Medie 117,4 122,7 95,43 102,5 85,87 56,54 45,56 68,61 79,91 131,4 160,4 126,3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Flora & Fauna

Le condizioni climatiche favoriscono lo sviluppo rigoglioso della vegetazione, cui si � opposto, durante secoli di intenso sfruttamento, solo l'uomo con intensi disboscamenti. In tutta la Valle del Liri, le aree intorno ai 500 metri di altitudine hanno subito pesantemente l'azione disboscatrice specie nel secolo scorso e sia pure con pause che talora consentirono una parziale ricostruzione naturale del bosco.Le piante pi� diffuse sono le querce frammiste a ginepri, pioppi, specie lungo le rive dei corsi d'acqua e nelle zone pi� umide e poi aceri, frassini, olmi e salici. Tra le specie arbustive spiccano diversi tipi, tutti naturalmente appartenenti alla flora mediterranea, quali il mirto, la ginestra, il ginestriglio e alcune eriche. Pi� in alto predominano i carpini che arrivano fin oltre i 1.200 metri, misti con faggi, poco diffuso il castagno, che rifugge i terreni calcarei. Le conifere sono rappresentate da pini domestici , da cipressi che ornano secondo tradizione i cimiteri, abeti e da qualche tasso. Al di sopra dei 1.200 metri, nei vicini monti hanno assoluta prevalenza le faggete, che costituiscono notevoli complessi di fustaie e soprattutto di cedri semplici.Le latifoglie in genere prevalgono sulle conifere, ma queste ultime sono ora impiegate nei progetti di rimboschimento. Il territorio comunale presenta, come abbiamo detto, una superficie piuttosto ridotta, pur tuttavia estesi boschi si incontrano soprattutto in contrada Selva, come il toponimo naturalmente suggerisce, costituiti soprattutto da estesi querceti e faggeti. Il territorio comunale di Isola del Liri presenta un modesto sviluppo in estensione, � chiaro, quindi, che in un territorio cos� poco esteso e per di pi� caratterizzato da una forte urbanizzazione esistano ben poche possibilit� di vita animale selvatica. La sola eccezione � rappresentata dalla zona della Selva Alta, dove si trova un esteso bosco e vi si possono rinvenire tracce di animali selvatici. Fra questi ricordiamo esemplari di cinghiale (suos selvaticus), piccoli rettili, mammiferi e uccelli predatori fra i quali ricordiamo gufi e civette.Molto pi� interessante e ricca �, senz'altro, l'ittiofauna, data la presenza del Liri e di altri corsi d'acqua minori. Fra le varie specie dominano senz'altro i Ciprinidi5 ed in particolar modo la trota, la vera regina dei fiumi ciociari, ma non mancano neanche barbi, tinche, cavedani, persici, carpe, triotti e scardole alborelle. La Trota (Salmo trutta) � rappresentata dalla Trota comune o fario e dalla trota iridea, la tipica trota di allevamento, caratterizzata da rapida crescita, adattabilit� all'ambiente e alle manipolazioni dell'uomo e dalla tolleranza ad acque meno fredde, che ne fanno dal 1880, anno nel quale fu introdotta in Italia, la specie pi� coltivata in cattivit�. Essa rappresenta una voce importante nell'ambito della piscicoltura isolana, esistono, infatti, non solo ad Isola Liri ma in tutta la Valle del Liri numerose strutture specializzate nell'allevamento delle trote.La trota comune, o fario, rappresenta invece l'esemplare pi� diffuso nelle acque interne e vive nelle acque fredde e ossigenate fino a circa 2.000 metri di altezza e pu� raggiungere la lunghezza massima di 130 cm, con un peso che pu� raggiungere i 10 kg. Essa depone 800-2.000 uova per kg di peso vivo, nel periodo compreso fra ottobre e gennaio (Regione Lazio, 1986).

Un altro abitatore caratteristico delle nostre acque �, o forse � meglio dire era, il gambero di fiume (Austropotomobius pallipes). Questa specie, una volta molto abbondante, specie nei pressi della cascata grande e nel Fibreno, e che compare nello stemma dello stesso comune di Isola del Liri, abbisogna di acque fredde e soprattutto non inquinate fatto, questo che ha pregiudicato fortemente la sua sopravvivenza, dato l'inquinamento del fiume Liri, dovuto alla presenza di stabilimenti industriali. La crescita lenta ed insoddisfacente, la sensibilit� a numerose malattie lo rendono poco adatto anche all'allevamento a ciclo completo con finalit� di consumo. Tuttavia � auspicabile che questa specie sia al pi� presto interessata a programmi di ripopolamento con porzione controllata di novellame da semina.

 


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